![LUNA GRAZIANO 1](/content/dam/honor/it/events/2024/honor-the-portrait-master-exhibition-by-stefano-guindani/img/section5-6.jpg)
«Sono Luna Graziano, 43 anni. Son nata dove vivo: a Milano. Faccio la DJ. Se dovessi dire cosa amo del mio lavoro, le parole chiave sarebbero la notte e la musica. La notte, innanzitutto. Di notte Milano si trasforma in una città che amo tantissimo. E, come cantava Jovanotti, «la gente della notte fa lavori strani». Di notte, Milano si anima di personaggi che sembrano non esistere di giorno: in realtà ci sono, ma se ne stanno nascosti. Io faccio vivere il lato buio di Milano, quello che non tutti possono vivere. È un universo strampalato, folcloristico, ma molto divertente e divertito.
L'altra parola chiave è la musica. Essendo anche una musicista (suono il pianoforte e canto), questa parola è importantissima: la musica fa parte della mia vita, e sempre lo farà. C'è stata un'evoluzione anche della musica urbana, però. Io sono una DJ dal vivo: amo vedere la gente che si diverte in pista. Oggi, sono penetrati nella notte e nella musica i social: se guardi la pista non vedi altro che telefonini accesi, gente che fa story, TikTok e quant'altro.
Mi sembra che un po' della magia si perda. Non si vive più il momento. Esatto, non si vive più la gioia del momento dato che l’attimo bisogna metterlo subito sui social: deve risultare bello, ma non lo puoi vivere. La cosa mi rattrista un po', però non ci possiamo fare nulla.
Milano si evolve, ma devo dire che il popolo della notte, di cui faccio parte, sembra evolversi a un ritmo più lento di quello del giorno: Secondo me è un bene: mi rompe le scatole vedere che tutto si evolve. Basta, lasciatemi qualcosa così com'è.
Cambia, cambia, non ho un brano musicale che mi identifichi: io suono tech-house, dato che è la musica che va forte nei locali e negli eventi, ma nella mia playlist c'è da Čajkovskij a Marilyn Manson. Se qualcuno dovesse aprire per sbaglio la mia playlist direbbe che sono una psicopatica e magari avrebbe anche ragione, un senso non ce l’ha.»
Taccuino antropologico di Alberto Salza
Una battuta di Miles Davis, trombettista jazz: «Prima suono. Poi vi spiego». Tutta l’arte dovrebbe essere come la musica: non trattare di niente. Da pochi suoni base, più o meno una dozzina, la musica combina emozioni matematiche. Prendete la Tech-House: è la fusione di due generi differenti; quello che se ne ricava è una forma morbida, con sonorità
![close](/content/dam/honor/it/events/2024/honor-the-portrait-master-exhibition-by-stefano-guindani/img/close.png)