«Sono Giorgio Facchinetti, un flair bartender, ovvero un barman acrobatico. Nasco nel 1991 a Milano e lì cresco a livello professionale, per poi esportare il mio stile nel mondo. Mi occupo di formazione e sono testimonial per svariati brand, leader nel mondo del beverage.
Il flair è ciò che mi differenzia dagli altri barman: in inglese, la parola significa “fare qualcosa con stile, con classe, con eleganza”. Per la mia corrente di pensiero, non può esserci un cocktail senza un'ottima preparazione. Si pensa che il cocktail debba essere solamente buono, ma l'occhio vuole la sua parte: il livello scenico si combina con la ricetta e la preparazione. Ed è proprio questa commistione tra il flair e la mixology che rende la mia figura indefinibile. Diciamolo: quello che faccio è preparare da bere. Credo che la sinergia tra mixology e flair possa dare una nuova luce, un nuovo lustro alla categoria del barista.
Questa mescolanza trova la sua capitale europea in Milano. In analogia, la città è una miscela di culture e di stili. Proprio per questo, alcuni dei migliori bar al mondo si trovano a Milano. A livello sociale, i frequentatori dei locali dove facciamo i nostri cocktail non hanno una specificità marcata: si va dall'imprenditore agli universitari, passando da chi non ha mai degustato una tipologia di cocktail particolare.
Ovviamente sta al barman capire chi ha davanti e proporre il cocktail idoneo. Alla fin fine siamo come degli psicologi antistress. Noi dobbiamo riuscire a creare dei cocktail che facciano stare bene le persone a livello conviviale, ma che possano anche favorire un determinato tipo di stato d'animo. Ed è difficile: per questo ci siamo noi flair bartender professionisti.»
Taccuino antropologico di Alberto Salza
Ci sono pochissime probabilità che un funambolo sia un simulatore: cadrebbe dal filo. Così il flair bartener non intende ingannare per mezzo delle acrobazie: la sua è una tecnica percettiva onde vendere, accogliere e intrattenere i bevitori di cocktail. il flair è scelta, efficienza operativa, movimenti del corpo aggraziati o bizzarri, ispirazione, velocità vorticosa. L’insieme è stupefacente, in tutti i sensi. Proverbio russo, ma vale anche a Milano: «È la vodka a finire, non il bicchiere».