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XIN ALESSANDRO ZHENG
Regista
XIN ALESSANDRO ZHENG 1
Xin Alessandro Zheng (Milano, 1997) è regista e sceneggiatore. Ha studiato Media Design alla NABA di Milano dove ha intrapreso produzioni su suolo italiano e cinese. Nel 2020 gira a Wencheng il suo cortometraggio di diploma “Where the Leaves Fall”, presentato in prima visione alla Mostra del Cinema di Venezia durante la 77a edizione della SIC e proiettato in diversi festival su suolo nazionale e internazionale. Nel 2022 vince la 14a edizione del Premio Mutti con il quale produce il suo secondo cortometraggio: “Xing Long”.

«Mi chiamo Xin Alessandro Zheng. Nato e cresciuto a Milano, ho 27 anni. Dopo l'Accademia di Belle Arti, mi sono approcciato al cinema. Ho iniziato a imparare i vari mestieri, conoscendo persone che lavoravano in quel mondo. All'inizio, il mio sogno era fare il game designer: ero un grande nerd. Ho studiato l’argomento, ma mi son trovato a fare cinema perché a You Guolin, bravissimo direttore della fotografia, serviva un regista; a me piaceva scrivere storie, e da lì è nato tutto.
Così è arrivato “Where the Leaves Fall”, un cortometraggio tratto da esperienze mie. Un film, per essere universale, deve partire dai temi interiori che ci affliggono ogni giorno, che ci portano a vivere la quotidianità e a porci le domande sul perché siamo qui. Nel cortometraggio, mi son chiesto: dov'è che cadono le foglie? La frase deriva da un detto cinese: “Le foglie cadono sempre vicino alle radici”. Significa che le persone, quando passano a miglior vita, vogliono essere seppellite dove sono nate. Nel mio caso, mi son chiesto: dove ho le radici, io?
Sono di Milano, ma tutta la mia famiglia è nata altrove, e i miei genitori sognano tuttora di tornare a passare la vecchiaia in Cina. In verità mio padre sta pensando a una casa al mare, ma l'idea originaria è quella di tornare in Cina. Mio nonno ha già una piccola bara nella sua casa in Cina. Ha pensato: «È il mio funerale. La bara la devo scegliere io». Il feretro è lì da dieci anni, e chissà se lo userà mai.
Così ho filmato un ragazzo che ritorna in Cina per riportare le ceneri del padre, seguendone le ultime volontà. Lì entra in relazione con il nonno, una seconda figura paterna con cui non si era mai rapportato, poiché il ragazzo è vissuto sempre in Italia e il nonno, invece, in Cina.
Si tratta di un conflitto generazional-culturale dove manca l'anello di collegamento: il padre, la generazione di mezzo. Faccio domande a cui non so se ho dato risposta: sono confuso sull'argomento, ma è questo il bello, perché i film ci permettono di elaborare i nostri dubbi.
Ho viaggiato molto, ma mi ha sempre affascinato la multiculturalità di Milano. A livello mediatico è ancora poco raccontata: questo melting pot non viene mai rappresentato dal punto di vista proprio di Milano. Il mio obiettivo è narrare come un ragazzo di origine cinese viva la multiculturalità di Milano in un modo differente da quello di mille altre persone, con mille storie diverse.
Tutti vengono qua con dei sogni, con degli obiettivi. Questo è il bello di Milano: ti permette di fare un primo passo verso quello che sogni. Non so: ho finito le cose belle da dire. Cut, cut, cut.»

Taccuino antropologico di Alberto Salza
In Africa non muore nessuno, tutti diventano antenati: è questo lo scopo della vita. I dislocati dal rapporto intergenerazionale, quelli della terra di mezzo, non possono fare altro che contare sul quinto punto cardinale, il centro, e continuare a spostare l’orizzonte con se stessi. Un cinese a Milano, così come tutti gli abitanti delle metropoli, deve avere radici mobili. Anche le piante spostano il loro areale in funzione delle variazioni ambientali: in Amazzonia, alcune specie “migrano” verso quote maggiori o minori in funzione della crisi climatica. Un film su queste dislocazioni racconterebbe molto del futuro che ci attende: dove cadranno le nostre foglie?
XIN ALESSANDRO ZHENG 2
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